Depauperamento martanese
Riceviamo e pubblichiamo la riflessione a cuore aperto di una nostra lettrice.
Guardandosi intorno, nella nostra bella cittadina, un tempo ridente e fruttuosa, lo spettacolo non è dei più consolanti.
Locali commerciali le cui chiusure si susseguono con costanza preoccupante, mancanza quasi assoluta di locali di svago notturno, mancanza di luoghi pubblici deputati allo svago ed allo sport dei più piccoli; per non parlare della superficialità con cui si provvede alla cura del verde pubblico, l’efficienza nel funzionamento di beni ed organi pubblici.
Chiacchierando con persone che hanno dai 65 ai 75 anni, lo sconforto pervade il cuore, nel venire a conoscenza della fervida attività passata del nostro comune, ora abbandonato a se stesso. Un tempo centro dell’artigianato, dell’arte e della cultura in generale, motivo d’orgoglio e segno di riconoscimento in tutto il circondario e la provincia, Martano non era solo un centro importante per le sue dimensioni e la posizione strategica nel cuore dell’enclave grecanica e via centrale verso il capoluogo di Provincia, era anche centro fervido per il commercio, per lo svago ed il divertimento dei più giovani, e il rinomato artigianato.
Cinema, sale da ballo, centro culturale fornito di grandi menti e privilegi assoluti come i beni architettonici e culturali dai quali siamo circondati e da cui provengono le nostre radici.
Un anziano, ritornato nel proprio paese confida “dopo 38 anni di assenza, ho trovato tutto uguale, fermo a quei tempi, senza però quei tempi, in cui ci si sentiva orgogliosi di dirsi Martanesi. Adesso, ahinoi, non restano che quei ricordi”.
Allora c’è da chiedersi, se non ci sia il bisogno di fermarsi a riflettere su quanto si stia facendo o meno, per rivalutare un paese che soffre e annaspa. Quanto è importante riqualificare una o più piazze se poi le attività commerciali che ne fanno lustro sono costrette a chiudere, a quanto serve deliberare orari di chiusure dei locali notturni se una movida in loco non esiste, se c’è il bisogno – e la necessità- di spostarsi anche a pochi chilometri per aggradarsi sorseggiando una birra in compagnia dei propri concittadini, tutti costretti ad una tacita seppur breve, in termini di distanze, migrazione?
Per essere tragicomici, si può dire serenamente col riso amaro sulla bocca che siamo allo sfacelo.
Non appaiamo, né siamo realmente, un paese competitivo, un paese di cultura, un paese fulcro, o anche solo tacito testimone, di vivacità giovanile, in ogni qualsivoglia ambito.
I nostri giovani soffocano, si spostano a cercare stimoli altrove.
Possiamo dirci soddisfatti? Possiamo dirci orgogliosi?
Insoddisfatta depauperata
Ciao a entrambi i miei commentatori, risponderò con ordine, cercando di spiegare meglio quello che ho scritto nella mia lettera aperta. Intanto inizio col dire che ho scelto l’anonimato perchè purtroppo in questo paese non si giudicano le persone per quello che dicono o fanno, ma per quello che rappresentano, per le famiglie dalle quali provengono o per il ruolo che svolgono all’interno o meno di una comunità, basandosi su di uno stereotipo assolutamente superficiale che divaga dall’essenza pura, reale di ciò che una persona è, al di là di etichette e similia. Per quanto riguarda il contenuto, sono d’accordo con Filippo quando dice che è anche colpa dei nostri concittadini se il nostro paese si sta impoverendo e desertificando dal punto di vista della partecipazione e della convivenza civica, ti posso assicurare che la sottoscritta non fa parte di quella cerchia, altrimenti non avrebbe avuto senso scriverlo (non credi?) e che non intendevo redimere alcuno dalle proprie colpe, anzi, credo che ciascuno di noi debba fare del suo per contribuire al miglioramento sia della vivibilità sia della ripresa del paese.
Per ciò che riguarda quello scritto da Salvatore, veramente non capisco il senso del commento, che anzi mi sembra auto referenziale. Non ho scritto contro chi si prodiga a fare qualcosa o su quello che viene fatto, bensì la “critica” è rivolta verso un’amministrazione assente e priva di coscienza nei confronti di ciò che c’è o meglio non c’è più a Martano e nei confronti di tutti quei nostri concittadini che non hanno rispetto del verde pubblico, delle iniziative che avvengono e della cittadinanza in generale. Se poi il senso del commento era quello di fare una gara a chi ha fatto più cose o meno, caro Salvatore, vedo in mezzo a Martano, devo dire con gioia e soddisfazione, alcuni giovani che si prodigano per organizzare iniziative, anche piccole, e che lo fanno assolutamente a titolo di volontariato, senza cioè ricevere una retribuzione, senza alcun guadagno e troppe volte senza essere considerati. Ad esempio il comitato nato di recente contro la violenza sulle donne, non conosco chi organizza ma ho partecipato alla fiaccolata, dove non c’era molta gente e dove mancava l’amministrazione, cosa molto grave. Perchè non supportare una causa così nobile?
Poi si sa che tutti abbiamo un lavoro e ci dobbiamo mettere la faccia, come ad esempio fai tu con le cose che organizzi, credo che siano di ambito lavorativo, come il mercatino (molto bello) e anche il tuo impegno precedente come staff, lodevole, ma eri retribuito, o sbaglio? quindi mi domando perché questo vittimismo e perchè qualcuno dovrebbe ringraziarti? quello dovrebbe essere compito dei tuoi datori di lavoro.
cara “insoddisfatta”
non ho mai trovato un datore di lavoro che pagasse me o chi ha collaborato con me, per organizzare le Feste de l’Unità per dieci anni, la Notte Bianca per tre, svariate edizioni di Agorà Expomercato, 5 Agorà Cine Fest, Casermette Rock, 2 Cortili Aperti, innumerevoli presentazioni di libri, dischi, proiezioni ecc. Agorà Jazz, diverse Estati Martanesi, 4 Faber Festival, Risate-Nei-Rioni, Pane in Piazza, e manco io mi ricordo cosa altro.
Se tu conosci qualcuno, presentamelo ti prego. Anche perché spesso ho dovuto metterci del denaro di tasca mia, e neanche poco.
Tutto quanto sopra citato è frutto del volontariato mio e di decine di altre persone.
Forse ti confondi con il mio lavoro di organizzatore di videoclip e produzioni cinematografiche, quello sì, è un lavoro. Probabilmente ti confondi anche con altri incarichi privati (non pubblici) che ho nel settore dell’organizzazione: sì, quello è un lavoro.
Forse anche tu sei disinformata sul mio incarico part-time nello staff del Sindaco Micaglio: beh, sappi, non riguardava l’organizzazione di eventi.
Io ho voluto commentare solo perché ho intravisto nel tuo post, come mi hai confermato nel successivo commento, la cognizione che si è sempre straordinariamente bravi a colpevolizzare a caso, senza metterci la faccia, la testa, le braccia, il sudore, il sacrificio, il tempo, il nervoso, i propri soldi, ecc.
Chi fa salotto anzichè rimboccarsi le maniche, è ugualmente complice del “depauperamento”, questo dico e non da adesso. Chi fa sbaglia, chi critica non sbaglia mai. E, soprattutto, a chi “fa” non viene mai riconosciuto un complimento. Il senso del mio commento era questo, se non ti è “arrivato”, peccato.
Ti assicuro che io giudico quello che si dice e come lo si dice, soprattutto quando c’è superbia. Non me ne fregherebbe niente della famiglia da cui proverresti, come a nessuno può passare per la mente di giudicare la mia.
Invece credo che l’anonimato agevoli la condizione di parlar male degli altri, senza neanche essere poi tanto bene informati.
Un saluto non anonimo
Potrei essere d’accordo sullo sconforto. Però è troppo facile fare critiche senza metterci la faccia o la firma. Perché, invece, chi ci ha messo la faccia negli ultimi vent’anni, provando a rendere questa cittadina migliore e creando sviluppo, è stato vittima di calunnie, osteggiamenti, dicerie, pettegolezzi, minacce.
Se si critica e non si collabora, quando nessuno spende un “grazie!” o un “complimenti” per chi dedica tempo e denaro a questa comunità, purtroppo i “depauperati” poi non comprendono perché si è arrivati allo sfacelo.
Niente è casuale. Tutto ha una ragione e un principio. Neanche tanto lontano.
sono perfettemanente daccordo con “insoddisfatta” che tanto per cambiare non ha la faccia come altri ad usare nome e cognome, il problema di tutto questo e’ da ricercare nei Martanesi, i parchi ci sono e non sono frequentati, i locali c erano e non erano frequentati i negozi ci sono ma non sono frequentati, non e’ accettabile che una citta’ di 10.000 abitanti con un bacino di utenza di molto superiore stia soffrendo a questo modo la crisi; tutti i commercianti si lamentano, si ma del fatto che lavorano solo con i “forestieri” i negozi ci sono ma la gente preferisce andare a maglie, troppe volte si sente dire o gli unici che lavorano sono i bar e sono altrettanto gli unici che non ripeto non contribusicono alla crescita del paese.