Discarica di amianto Rei, la Procura indaga. Nardò e Galatone pronte a costituirsi parte civile
Pericolo di dispersione di fibre cancerogene nell’aria: questa la motivazione che ha spinto il gip del Tribunale di Lecce a dare il via libera al provvedimento di sottoporre a sequestro la discarica di amianto Rei situata in contrada Vignali-Castellino, al confine dei territori di Nardò e Galatone. Mettere sotto chiave il sito di stoccaggio, che accoglie rifiuti pericolosi provenienti da tutto il Sud Italia, è una decisione che scaturisce dall’inchiesta della Procura del capoluogo salentino sull’attività della discarica e sulle conseguenze di essa sulla salute pubblica e dell’ambiente e che ha condotto nel frattempo il rappresentante legale della ditta Rei che gestisce il sito ad essere iscritto nel registro degli indagati.
Intorno alla vicenda, come è giusto che sia, si è aperto un vero e proprio caso e i due Comuni salentini coinvolti, Nardò e Galatone, hanno intenzione di costituirsi come parte civile ad un eventuale processo. “Avevamo ragione noi negli anni scorsi a chiedere chiarezza, certo oggi l’inchiesta suscita rabbia e indignazione su quello che si poteva e non poteva fare in questi anni”. Si dichiara pronto a qualsiasi azione, anche alla revoca dell’autorizzazione e alla costituzione del Comune come parte civile in un eventuale futuro processo, il sindaco di Nardò Pippi Mellone, che commenta così la decisione della Procura di Lecce.
Sulla vicenda interviene anche Cristian Casili, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle e vicepresidente della V Commissione Ambiente, che in passato si è occupato direttamente della discarica Rei: “Ricordo che in una delibera provinciale del 2014 fu stabilito che l’amianto doveva arrivare solo dalla provincia di Lecce di comune accordo con i Comuni di Galatone e Nardò. Dalle indagini della Procura – prosegue Casili – sembra che un quarto degli imballi a protezione del materiale contenente amianto stoccato nella discarica, che ricordo si trova a poca distanza tra l’abitato di Nardò e Galatone, è risultato danneggiato perdendo, quindi, di fatto la sua capacità di isolare le fibre cancerogene di asbesto. Ma oltre a questa gravissima inadempienza, oggetto di accertamento della magistratura, vorrei ricordare che già l’Arpa, nel verbale redatto in seguito all’ispezione di controllo avvenuta a novembre e dicembre 2014, rilevò diversi inadempimenti da parte della REI tra cui alcuni particolarmente gravi”.