Lecce, vendono le fedi nuziali: “Non abbiamo i soldi per mangiare”
E’ un pugno nello stomaco, una stretta al cuore, l’urlo di aiuto che un capofamiglia e la moglie hanno lanciato a Lecce. Hanno venduto le proprie fedi per pagare le necessità più elementari dell’attuale vivere civile: acqua, luce e pigione. Il rischio di essere morosi ed essere sbattuti fuori di casa è dietro l’angolo. E’ già accaduto a quella famiglia. Voglio immaginare che nessuno abbia fatto le spallucce alla notizia che ha fatto il giro di tutti i media nazionali. Voglio immaginare che il comune intervenga per risolvere le necessità basilari di questa famiglia. Tocca a loro, perché, l’uomo comune osserva impotente. A dare una mano, almeno per la sopravvivenza della famiglia (tre figli maschi) sono le sole associazioni religiose e di volontariato. Qua si tratta di dare una mano solo per il sostentamento alimentare. Quando una persona arriva a mettere le proprie difficoltà economiche in piazza, a svendere le proprie fedi di matrimonio, ovvero la propria dignità, le Istituzioni a qualunque livello, la società “civile”, dovrebbero interrogarsi dove hanno perduto il proprio senso di attenzione verso chi soffre.
Non voglio commentare con toni da libro cuore, non è nel mio stile, né voglio compiangere nessuno, voglio guardare in faccia la realtà, così com’è. Per questo il mio atto d’accusa è verso le Istituzioni. Una persona non dovrebbe mai arrivare a barattare la propria dignità per soldi. Purtroppo, accade. Troppe volte, oggi. Ho assistito ad un comizio, non voglio dire di chi per non passare di parte, ma l’ho molto apprezzato quando in un passaggio, quel politico, ha stimolato a guardare al vicino di casa, solo a sentire le sue difficoltà, a volte, semplicemente, ascoltare quel che ha da dire.
Non è certamente questo il caso. Ma se non riusciamo nemmeno ad interessarci del confinante, senza sopportare alcun costo, figuriamoci se ci interessa quel che accade fuori dal nostro guscio, fuori dal paese. Soprattutto, quando c’è il vicino di casa, e ce n’è, che – in silenzio – soffre situazioni analoghe, vivendole fra le quattro mura di casa. Per dignità, appunto, per quell’eccessivo senso di pudore. Alcune situazioni, peraltro, fanno diventare egoisti. Non si può, infatti, chiedere una mano a chi sta affogando. Raramente ci si salva insieme: ognuno per se e dio per tutti.
Comunque, la situazione di quel che è accaduto a Lecce è conseguenza della mancanza di lavoro. Proprio quel che chiede quel capofamiglia disoccupato da tempo, per evitare di ricevere elemosina: per riscoprire il senso di quella dignità perduta.
Fernando Durante