Patti, debiti e dintorni
È ufficiale: il comune di Martano sfora il Patto di Stabilità.
L’ammontare del debito corrisponde a 369mila euro. La genesi del debito, oltre ai crediti saldati dalla pubblica amministrazione alle imprese private, sono i lavori pubblici di cui il sindaco Coricciati è fiero come Berlusconi del progetto per il ponte sullo Stretto di Messina.
Questa volta le conseguenze saranno pesanti: verranno meno i trasferimenti statali per la somma che corrisponde all’ammontare del debito fuori bilancio. Comunque non tutti i mali vengono per nuocere, le ganasce del patto di stabilità avranno tra le conseguenze anche l’abbassamento delle indennità di mandato che passeranno dagli attuali 114mila euro annui a 47mila euro. In ogni caso, non è nostra intenzione gioire per le restrizioni con cui da adesso in poi dovrà fare i conti la pubblica amministrazione. Ma vogliamo provare a spiegare le cause che hanno portato a questo risultato, cercando di delineare degli indirizzi di politica economica alternativi per il futuro. Per il presente, ormai il danno è fatto. Ed anche i danneggiati hanno sempre gli stessi connotati: i cittadini martanesi.
Da piazza Assunta (120mila euro, tanto è costata la fontana ai contribuenti), a via Trinchese (100mila euro per l’accensione di un mutuo), i principi che ispirano l’azione della giunta di destra sono quelli della politica del marketing. Il culmine di questa politica è stato raggiunto nel momento dell’accensione della fontana di cui sopra, in occasione dei festeggiamenti per la festa della Madonna dell’Assunta, in una atmosfera agonistica che ha portato qualche amministratore ad emulare la celebre esultanza di Totti in occasione del 4-0 in un Roma-Juventus ormai d’annata. Ma le feste passano ed i debiti restano. Le manie di grandezza equivalgono all’aliquota Imu quasi al massimo: davvero poco male per le già ridotte capacità d’acquisto delle tanto osannate famiglie. Ma, come promesso, nessuna ramanzina sulla spesa pubblica.
Anzi, ben venga se serve a dare un segnale contro la morsa dell’austerità che attanaglia i Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) in una spirale di disoccupazione, povertà ed emarginazione sociale. Semmai, il problema è il modello sociale che si vuole veicolare attraverso questo importante strumento di politica economica. Ad oggi, a queste ingenti somme di denaro spese dalla pubblica amministrazione, non corrisponde né una maggiore redistribuzione della ricchezza (il metodo di assegnazione dei lavori pubblici valorizza poco la partecipazione), né un miglioramento del welfare cittadino (i pochi servizi comunali costeranno sempre di più).
Ma veniamo alle proposte alternative: evitando di intervenire in piazza Matteotti e rinviando a tempi migliori la costruzione della fontana, si sarebbe potuto approntare un piano di manutenzione straordinaria del paese: dalle plance per i manifesti alle buche. Una vera e propria guerra al degrado -in cui versano alcuni scorci del paese- dichiarata anche in nome della disoccupazione di massa: in altre parole un piccolo New Deal in salsa martanese con l’introduzione di un assegno di cittadinanza.
Evitando, così, di ricorrere ai populismi tappabuche che ricordano folkloristicamente il Ventennio. Dulcis in fundo, un elenco, fornito da Bankitalia, dei miracoli e dei miracolati dalle politiche neoliberiste portate avanti da quasi tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni: il livello di disoccupazione tra i 15 e 24 anni è salito dal 32,6 al 39% in un anno, il livello più alto dal 1992. Soltanto nell’ultimo trimestre del 2012 148mila persone hanno perso il lavoro a causa della crisi nell’edilizia e nell’industria manifatturiera (rispettivamente crollate del 4,6% e del 2,5%). La cassa integrazione è aumentata nei primi tre mesi dell’anno del 12%, capitombolano anche i salari reali, diminuiti ancora del 1%.
Marco Termo