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      Home»Parola al Trinchese » Suffragette

      Suffragette

      La Redazione
      15 Gen, 2018
      0 Commenti
      2

      La sesta pellicola del Cineforum del Trinchese e del Cinema Elio di Calimera è stata Suffragette, opera realizzata nel 2015 dalla mano della regista Sarah Gavron e con un cast di grandissimo livello composto da star come Carey Mulligan, Helena Bonham Carter e Meryl Streep, in una piccola apparizione nei panni dell’attivista inglese Emmeline Pankhurst, che guidò il movimento delle suffragette femministe del Regno Unito agli inizi del Novecento, un’interpretazione che, come molti critici hanno segnalato, meriterebbe “un film a sé”.

      La trama ruota intorno a uno strategico intreccio tra storia reale e finzione. La protagonista Maud, infatti, è un personaggio fittizio con una storia verosimile, una donna che, dopo la prematura morte della madre, è costretta a lavorare in una lavanderia, luogo in cui è vittima di numerosi abusi, sempre accettati con rassegnazione. La vicenda di Maud si collega a personaggi e avvenimenti di grande rilevanza storica – come la già menzionata Pankhurst – e Emily Wilding Davison, attivista inglese impegnata nella lotta per la conquista del diritto di voto delle donne, figure che risvegliano in lei un desiderio di libertà necessario per la propria emancipazione.

      L’esperienza di questo gruppo di donne, che per molto tempo è rimasta vergognosamente ignorata dalle pagine della storia inglese e mondiale, viene presentata dal film con un’enorme potenza narrativa, mettendo in risalto aspetti come la separazione dai propri figli, gli arresti immotivati da parte della polizia e le violenze subite da una società e da un governo che impone alle donne di rispettare leggi che non rispettano le donne stesse. Respinte dai propri mariti, famiglie e dalla gran parte delle altre donne, le suffragette combattono contro un ordine sociale conservatore, portando avanti una lotta in un periodo storico in cui una possibile vittoria sarebbe stata impensabile.

      Un messaggio di speranza che ci offre spunti di riflessione su vittorie che diamo per scontate e che, al tempo stesso, ci dimostra che la lotta per l’emancipazione non è mai realmente terminata. Colpisce soprattutto il sottile messaggio finale, in cui vengono elencate le differenti date di conquista del diritto al voto nei diversi Paesi del mondo e che ha causato sconcerto nel pubblico giovanile, soprattutto di fronte al tardivo riconoscimento di qualcosa di così importante anche nei Paesi occidentali, come la Svizzera, dove le donne hanno ottenuto tale concessione dal 1971, mentre in Arabia Saudita ciò è accaduto solo nel 2015.
      Durante il dibattito, i ragazzi hanno anche affrontato temi come il rapporto tra le donne e il lavoro, soffermandosi sul loro sfruttamento, oltre che sulla necessità di un coinvolgimento maschile nella conquista dei diritti delle donne e, non per ultima, sulla dimensione emotiva che acquisisce la storia tramite una narrazione efficace ed onesta, che film di grande spessore e qualità come Suffragette , sono capaci di offrire allo spettatore.

      In conclusione, il film, che riporta ciò che è accaduto agli inizi del secolo scorso, appare più attuale che mai. Ci troviamo, difatti, in una società in cui è ancora presente una profonda distinzione tra maschi e femmine. Questa tragica condizione è stata evidenziata recentemente anche da star di spessore, ne è un esempio Natalie Portman, che durante l’ultima cerimonia dei premi Golden Globes, ha presentato la categoria “Miglior Regista” richiamando la sola ed esclusiva presenza maschile tra i nominati. Un intervento breve, ma pregno di significato, che ci porta a riflettere su come la stessa industria cinematografica limiti i propri orizzonti e la possibilità di dare voce alle problematiche che affliggono metà della popolazione mondiale.

      Suffragette, invece, dimostra come la regia femminile sia effettivamente essenziale, fornendo un punto di vista basato sull’esperienza personale, che evita di cadere in inutili idealizzazioni e in grado di cogliere la realtà drammatica di essere una donna suffragetta nell’Inghilterra edoardiana e, si potrebbe dire, anche al giorno d’oggi.

      Isabella Hernández, Rossella Refolo

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