Crisi del settore oleario
Intervista presidente della Cooperativa “Nuova Generazione”, Emilio Saracino.
Nessuno nega il momento di difficoltà di tutte le attività collegate all’agricoltura, in particolare quelle dell’olio, tanto meno il giovane presidente della cooperativa “Nuova Generazione” che, però, ha dalla sua la ferma volontà di portare fuori dalle secche economiche l’associazione che rappresenta con una serie di azioni. Una realtà nata nel 1979 è che conta su 1.400 soci e 600 legati all’azione del frantoio. Diversificare la produzione ed associare altre realtà sta divenendo la strada maestra è la strada per superare il momento di difficoltà.
D. La crisi morde presidente non vedo fra voi, però, segni di scoramento, è un buon segnale.
R. cerchiamo di uscirne con le idee. Dal 2010 stiamo affrontando la crisi di petto. Abbiamo imboccato la strada delle diversificazioni produttive e della fusione con altre presenze sul territorio. Con Seclì, per la produzione di vino, e con Corigliano d’Otranto per la molitura delle olive. Conquistare altri mercati, poi, è un imperativo. Il problema attuale sempre più serio è quello di incassare il venduto.
D. I nuovi impianti acquisiti sono già in produzione?
R. Abbiamo avviato una serie di lavori grazie ai finanziamenti ottenuti dalla Unione europea. A Corigliano stiamo investendo in lavori per 4 milioni di euro destinati alla ristrutturazione del frantoio esistente, alla creazione di altre cisterne per lo stoccaggio del prodotto e l’imbottigliamento. Vogliamo chiudere la filiera, in questo modo. A Seclì abbiamo impegnato risorse per cinquecentomilaeuro euro per la ristrutturazione del capannone e rinnovato il comparto macchine. Stiamo puntando molto sul vino.
D. Quali problemi presenta la nostra agricoltura?
Intanto non c’è il rinnovo generazionale. Il 90% delle nostre campagne sono costituite da piccoli apprezzamenti di 1/2 ettari.
D. Dove investite per diversificare?
R. Insostituibile l’olio, siamo nati per questo. Ma, ora, lavoriamo molto sulle confetture, tutte sottolio: olive da mensa, pomodori secchi ed altro.
D. Quanti dipendenti avete?
R. I fissi sono 15, gli stagionali 60.
D. Nonostante tutto riuscite a mantenere i posti di lavoro.
R. Uscire dalla crisi dipende da noi, da come l’affrontiamo e da come reagiamo. Se tutti i ristoranti del Salento offrissero il nostro olio extravergine a crudo ai propri clienti e friggessero le pietanze in olio vergine d’oliva nostrano, non ci sarebbe la crisi. Invece, si preferisce acquistare dai supermercati gli scarti di produzione lavorati, corretti con sostanze chimiche per farli diventare extravergine, a scapito della qualità garantita dai nostri prodotti.
Fernando Durante
P.S.
Questa è la versione corretta dell’intervista rilasciata da Emilio Saracino, presidente della cooperativa. Nell’edizione cartacea, distribuita in occasione della Sagra della “Volìa Cazzata”, ci sono dei dati riportati erroneamente. Tra questi: I soci del sodalizio, per primo, sono 1.400 ma solo 600, e non 1.600, sono legati all’azione del frantoio. Così come l’impegno economico a Seclì, nuovo impianto per diversificare le produzioni, è di 500.000 euro, non di 7 milioni. Ma la cosa a cui il presidente, Emilio Saracino, tiene maggiormente è chiarire la dichiarazione sull’uscita dalla crisi. Nel passaggio in cui si dice che non ci sarebbe crisi “se tutti i ristoranti del Salento utilizzassero il nostro olio extravergine, a crudo, e se si friggesse con olio lampante non ci sarebbe la crisi”. Appunto, proprio su quell’olio lampante c’è stato il malinteso. Non si parla di olio lampante, “assolutamente”, chiarisce il presidente, ma “di olio vergine d’oliva”.