Gasdotto Tap, il Tar respinge il ricorso della Regione Puglia. Avanti con i lavori
Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso della Regione Puglia per ottenere l’annullamento delle note del Ministero dell’Ambiente che autorizzava il Tap all’espianto degli ulivi nell’area del cantiere per il gasdotto.
Il 6 aprile il Tar del Lazio con un decreto urgente aveva accolto l’istanza della Regione Puglia e aveva sospeso gli atti ministeriali con cui veniva dichiarata pienamente ottemperata la prescrizione A.44 della Via, la Valutazione di impatto ambientale legata ai lavori per il gasdotto nell’area di Melendugno. Questa prescrizione è riferita alla cosiddetta fase 0 dei lavori e autorizza Tap, il consorzio a cui fa capo la realizzazione del gasdotto, a espiantare gli ulivi nell’area del cantiere. Ieri il Tar ha riesaminato l’intera questione nel merito, in camera di consiglio, e ha deciso di respingere il ricorso.
Secondo il Tar, in primo luogo, la verifica finale di ottemperanza alle prescrizioni contenute nel Decreto (che ha definito positivamente la valutazione di impatto ambientale – VIA – relativa al c.d. progetto TAP) è di competenza del Ministero dell’Ambiente, trattandosi di opera dichiarata infrastruttura strategica, di preminente interesse per lo Stato, con conseguente affidamento allo Stato stesso.
Sebbene la Regione Puglia sia indicata nel DM n. 223/2014 come Ente vigilante, non può escludersi che il Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del Mare rimanga titolare di una facoltà di controllo, in ordine al rispetto di quanto previsto nel decreto VIA.
In altre parole si da il via al completamento della fase “zero”, riguardante la realizzazione – previa rimozione degli ulivi – della strada di accesso all’area di cantiere del micro tunnel. Per poi passare alla fase successiva riguardante il pozzo di spinta e la realizzazione del microtunnel.
Intanto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, prendendo atto della sentenza del Tar Lazio replica – “Continueremo a porre il problema in tutte le sedi, a partire dalla Corte Costituzionale dove pende il giudizio sulla partecipazione della Regione Puglia all’iter decisionale”. “Siamo convinti – ha detto ancora – che il tema dell’idoneità tecnica dell’approdo a San Foca non sia derubricabile a un semplice vezzo degli ambientalisti, ma che sia una delle questioni fondanti del rapporto tra sviluppo e identità di un territorio, come quello salentino, che non può essere appaltato a decisioni che vengono da lontano”. “Intendiamo proseguire nel proporre soluzioni alternative – ha concluso – che permettano la salvaguardia del territorio insieme all’implementazione delle necessità energetiche nazionali, cui la Puglia da sempre contribuisce massivamente”.