Tentiamo di rendere pulito il territorio che ci circonda
L’opinione del direttore Fernando Durante.
Per chi come me ed altre centinaia di persone esercita un poco di sport facendo del footing percorre stradine di campagna non può non aver visto le discariche a cielo aperto che persone incoscienti creano ad ogni angolo, ad ogni slargo. Si trova di tutto, dal televisore al frigo, passando per sedie di plastica, i pericolosi eternit e chi più ne ha più può mettere. Davanti a questo immondo spettacolo uno si sente impotente. Peraltro, ogni segnalazione alle diverse amministrazioni, se non cadono non vuoto, ricevono anche da questa parte segnali di impotenza. La risposta più usuale che si riceve è: “di questi tempi quella delle stradine di campagna è l’ultimo dei problemi che ci poniamo”.
E, se non lo dicono apertamente lo danno ad intendere molto bene non facendo nulla. Ma, ho scoperto che è falsa quell’impotenza quella espressa. O, almeno, penso che con un poco di buona volontà ed un tantino di indispensabile fantasia si può evitare questo disastro. Quindi è un dato di fatto che chi dovrebbe curare tale pulizia sono le amministrazioni comunali. Scoperta la responsabilità vorrei, sommessamente, suggerire una soluzione.
Perché, una volta la settimana, il giorno meno impegnativo per la raccolta nel paese, magari, non destinare un operatore alla pulizia di queste stradine?
I primi giorni potranno essere certamente impegnativi, poi, ritengo che man mano lo saranno sempre meno, fino a quando, la pulizia potrà essere effettuata, al massimo una volta al mese. Una volta pulito il sito, insieme a quel derelitto cartello di divieto di discarica che si trova, per lo più, circondato dai rifiuti, si potrebbe aggiungere anche un altro suggerendo di telefonare all’impresa delle pulizie per rottamare il materiale.
Magari con il numero di telefono di riferimento scritto a caratteri cubitali. Voglio immaginare che moltissime persone non conoscano il servizio, perciò bisognerebbe aiutarle. Costa poco e, potrebbe, produrre molto. Tentare non nuoce.
Fernando Durante